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Lo studio del linguaggio virgiliano della felicità in tutte le sue manifestazioni e gradazioni (la gioia momentanea, la serenità, la beatitudine) consente di illuminare le idee del poeta su temi cruciali: dalle parole, infatti, traspaiono i concetti, che rinviano al pensiero filosofico dell'autore, sempre oscillante tra epicureismo e stoicismo, ma pure fondato su principi irrinunciabili e sull'esigenza di cercare risposte per le angosce della sua epoca travagliata. I termini della felicità utilizzati da Virgilio sono posti costantemente in rapporto con quelli impiegati dagli scrittori che più lo hanno influenzato: Catullo, Lucrezio, Orazio. Attraverso questi confronti emergono sia i significati correnti dei singoli vocaboli, sia l'uso accurato e talvolta specifico che ne fa il poeta mantovano, rispettando e valorizzando sempre tutte le possibili sfumature semantiche. Oltre che per gli specialisti interessati a studiare il pensiero di Virgilio su temi fondamentali della sua opera o a riflettere sul suo raffinato impiego della lingua, il libro può rivelarsi utile per chiunque voglia conoscere meglio la complessa spiritualità dell'età augustea attraverso uno dei suoi più grandi autori.